La forma dell’Ubriaco del Choy Lay Fut


 

da Enertao

 

LA FORMA DELL’UBRIACO DEL CHOY LAY FUT

Lo studio dell’antichità è bramosia di sapere. Non ricerca affannata, ma dedizione. Il maestro di kung fu è l’eterno allievo che scava tra le rovine dell’antichità, ed è attento a carpire ogni segno, ogni simbolo lontano. Quando trova la leggenda degli “otto immortali ubriachi” , quando impara le tecniche dell “ubriaco” sa che c’è qualcosa di più profondo dietro quelle movenze apparentemente “teatrali”. Non pensa si tratti di un misero tassello di cultura della Cina antica. Si ferma, riflette. Sa che ogni cosa tramandata dai maestri ha in sé qualcosa da carpire e da scoprire. Esistono molti miti e leggende che parlano della “Boxe dell’ubriaco” e continuano ad affascinare persino gente che non pratica kung fu, e tuttora ci sono film che entusiasmano il pubblico.

Una delle tante leggende narra che gli otto immortali furono invitati ad un banchetto dall’imperatore, ma essi ci andarono ubriachi.  L’imperatore indignato di tale comportamento gli scagliò contro le guardie, ma nonostante il loro stato di ebbrezza gli immortali vinsero lo scontro. Il linguaggio criptico delle leggende illumina solo le menti più attente. È proprio allora che l’ubriaco diviene l’abile praticante di kung fu, che non si presenta all’avversario vantando forza e possanza, ma astuto si mostra debole e allo stesso tempo potente, scattante con una serie di movimenti che confondono l’avversario.

La forma dell’ubriaco del Choy Lay Fut “Joi Baat Seen Kuen” è una sequenza rara, conosciuta poco persino da molti praticanti di Choy Lay Fut. I movimenti morbidi uniti all’oscillazione di braccia e gambe disorientano l’avversario. Simile agli stili interni il corpo si muove prima e le mani lo seguono con movimenti esplosivi che partono dall’anca. La flessibilità, l’agilità e la velocità stimolano i riflessi a rispondere ad ogni attacco. Si tratta di una forma inserita nel programma delle forme interne del Choy Lay Fut. Tutte le tecniche  sono portate con grande precisione, permettendo al praticante di poter alternare in modo dinamico fluidità e potenza. La forma si concentra proprio su un utilizzo armonico di tutto il corpo affinchè l’energia  possa scorrere dai piedi fino alle mani. Interiorizzare “spirito” e “atteggiamento” dell’ubriaco è fondamentale per un esecuzione corretta della forma. Infatti, benchè il praticante imiti l’essere ubriaco egli dovrà essere completamente conscio di se stesso e delle sue posizioni. Deve tenere la schiena diritta, mai lasciare che la testa oscilli troppo, mai abbassarsi troppo, e deve accertarsi che i suoi occhi si muovano con i suoi movimenti.

La forma “Joi Baat Seen Kuen” contiene una gran varietà di tecniche (pugni, calci, calci saltati, cadute, etc..). Tuttavia tecnica distintiva della forma è “Biu Sao”, letteralmente tradotta “Mano a tazza”, che imita il gesto di bere il “Jiu” il famoso vino o elisir degli immortali. La mano posta con il polso in fuori e le dita curvate in dentro si trova in una posizione utile a bloccare e colpire. Le dita possono afferrare il braccio dell’avversario intrappolando a modi artiglio. Le braccia sono usate anche per colpire i punti vitali, tenere l’equilibrio , schivare i colpi, dare sostegno alle cadute.

Le tecniche di gamba invece , oltre a colpire, vengono utilizzate soprattutto per disorientare  l’avversario l’avversario sulla direzione degli attacchi. I movimenti apparentemente scoordinati servono a non dare punti di riferimento all’avversario. Bisogna ricordare che la forma “Joi Baat Seen Kuen” fa parte di quella branca del kung fu tradizionale che privilegia l’efficacia della tecniche, più che la loro spettacolarità. Per questo è importante non confonderla con le varianti del wushu moderno.